Marco Van Basten, la 'morte del Cigno': il calvario alla caviglia destra e la stagione con il numero 25 al Milan | Goal.com Italia

2023-02-15 15:26:59 By : Ms. dongdg zheng

Operato più volte alla caviglia destra, Van Basten non potrà più essere il giocatore di prima e il 17 agosto 1995 annuncio il suo ritiro dal calcio.

Nell'autunno del 1992, come ammetterà lo stesso protagonista della nostra storia, dire calcio e dire Marco Van Basten è praticamente la stessa cosa. Il 'Cigno di Utrecht' si era lasciato alle spalle la delusione per aver fallito il rigore decisivo contro la Danimarca nella semifinale degli Europei di Svezia ed era ripartito più forte che mai con le maglie di Milan e Olanda.

Il suo avvio di stagione è strabiliante, tanto da far dire a tutti che "un Van Basten così completo nessuno lo aveva mai visto". Marco è diventato 'un giocatore totale', in grado ormai di fare il trequartista oltre che l'attaccante.

Sa segnare in tutti i modi possibili e ispirare i compagni con lanci millimetrici. A dicembre è meritatamente premiato con il terzo Pallone d'Oro della sua carriera e il FIFA World Player. Nessuno può prevedere in quel momento che di lì a poco la sua carriera e la sua stessa vita sarebbero cambiate per sempre.

L'inizio della stagione 1992/93 mostra al mondo il Van Basten più completo di sempre, capace di mettere insieme in 3 mesi e mezzo 19 reti e 5 assist in 18 presenze totali, di cui 12 goal e 3 assist in 12 partite di Serie A e 6 reti e 2 assist in appena 4 gare di Champions League. Il Milan di Capello, con lui al top e il nuovo acquisto Gianluigi Lentini a sfrecciare sulla fascia destra, sembra una macchina perfetta e domina in Italia e in Europa.

Il primo sigillo del 'Cigno di Utrecht' arriva nella Supercoppa italiana contro il Parma il 30 agosto, quando Marco sblocca il risultato per il Milan, che si impone 2-1 e conquista il primo trofeo stagionale. In campionato cala una tripletta da sogno nella 2ª giornata in Pescara-Milan 4-5, poi goal ed assist all'Atalanta (2-0), doppietta e assist al Franchi in Fiorentina-Milan 3-7 e doppietta al Meazza in Milan-Lazio 5-3. In Europa parte con una doppietta all'Olimpia Lubiana nel primo turno, seguito dall'assist per il goal di Maldini nella vittoria per 0-1 in Slovacchia nell'andata del 2° turno contro lo Slovan Bratislava.

Niente e nessuno sembra poter fermare lo strapotere tecnico e atletico del fuoriclasse olandese. Tanto più che il mese di novembre è ancora più esplosivo: l'8, in campionato, Van Basten annienta il Napoli al San Paolo con un poker di rara bellezza. Quindici giorni dopo si ripete facendo altrettanto in Champions League nel poker di San Siro contro l'IFK Göteborg. La ciliegina è il 3° goal, realizzato con una spettacolare rovesciata su cross di Eranio.

Poi altri due assist, uno in campionato per Lentini per pareggiare il Derby di andata con l'Inter, e uno in Champions ad Eindhoven contro il PSV per la prima rete di Rijkaard (1-2 per i rossoneri).

Tante prodezze non possono che portargli il Pallone d'Oro (il terzo in carriera) e il FIFA World Player, in entrambi i casi precedendo Hristo Stoichkov del Barcellona.

Ma qualcosa nell'universo dorato di Super Marco iniziava a preoccuparlo: nelle ultime 5 partite, 4 di campionato ed una di Champions, infatti, il numero 9 rossonero non va a segno e gioca ad un livello più basso dei suoi standard elevatissimi, condizionato da un fastidio crescente alla caviglia destra, la stessa già operata due volte, messa peraltro a dura prova da una botta che l'aveva costretto a lasciare il campo dopo il primo tempo contro l'Ancona il 13 dicembre 1992.

L'olandese sente fitte molto forti nel ritiro dell'Olanda e salta la partita di qualificazione ai Mondiali di USA '94 contro la Turchia, che si gioca a Istanbul il 16 dicembre, e si sottopone a degli esami a Milano, che evidenziano un'infiammazione tendinea.

Van Basten è molto ambizioso e determinato a giocare sempre al top, così va in Svizzera per fare un consulto dal Dottor Marti, non un medico qualsiasi, ma colui che era stato incaricato per dirigere un nuovo reparto del policlinico universitario di Amsterdam e che aveva già operato l'olandese alla caviglia sinistra, due volte alla destra e una volta al ginocchio.

Marti consiglia a Van Basten una nuova operazione alla caviglia destra per rimuovere quei frammenti ossei che infiammano continuamente la caviglia e rischiano di danneggiare la cartilagine.

Il Milan non è d'accordo sull'intervento e il medico sociale rossonero Giovan Battista Monti, detto 'Ginko' e il responsabile dei servizi sanitari, Rodolfo Tavana, avvertono il giocatore dei rischi che corre. Ma Marti convince Marco che non c'è nulla di rischioso. L'attaccante decide allora di seguire il consiglio dell'esperto chirurgo, approfittando anche della pausa invernale del campionato. Tanto più che il tempo di recupero previsto è di sole 4-6 settimane. Di quella decisione, invece, finirà per pentirsi per sempre.

Dopo aver ritirato il Pallone d'Oro il 20 dicembre, il giorno seguente Van Basten vola così a Sankt Moritz con il jet privato messo a disposizione dal presidente Silvio Berlusconi.

Al risveglio, Marco riceve la visita di Berlusconi e dell'Avvocato Gianni Agnelli.

L'intervento, come gli comunica il dottor Marti, è formalmente riuscito.

Le cose vanno molto diversamente da come Marco, il Milan e il dottor Marti si aspettavano. La situazione, anziché essere migliorata, è peggiorata sensibilmente, e a spiegarlo è lo stesso Van Basten nel suo libro.

L'operazione di Sankt Moritz, che avrebbe dovuto segnare la fine dei problemi, riportando Van Basten al top della condizione fisica, sarà invece l'inizio per il centravanti olandese di un lungo calvario, che in meno di 3 anni lo avrebbe portato a dare l'addio al calcio giocato.

Torna a disposizione di Capello oltre 4 mesi dopo l'intervento, a fine aprile, per giocare quelle che (in quel momento non poteva saperlo) sarebbero state le ultime partite della sua carriera da calciatore.

Marco torna in campo il 25 aprile contro l'Udinese allo Stadio Friuli (0-0), gara in cui subentra al 52' al posto di Savicevic, e disputa da titolare le successive due partite contro l'Ancona il 9 maggio (1-3 per i rossoneri) e con la Roma il 16 maggio.

Ma Van Basten è stranamente impacciato e sofferente, non riesce più a muoversi e a calciare come prima. Segna però il 2° goal del Milan allo Stadio Del Conero contro i marchigiani, ormai destinati alla Serie B: su calcio d'angolo perfetto di Donadoni, svetta di testa per infilare Nista, lo stesso portiere cui il 13 settembre 1987 aveva fatto goal al suo esordio in Serie A.

Il cerchio idealmente si chiude, Marco allora non può saperlo ma quel goal, il 13° stagionale in campionato, sarà anche l'ultimo dei 125 realizzati con la maglia del Milan e l'ultimo della sua carriera. Ma c'è un'altra partita da giocare: la finale di Champions League contro l'Olympique Marsiglia, in programma il 26 maggio 1993, che il 'Cigno di Utrecht' non vuole perdere e per la quale Fabio Capello non vuole pensare di dover fare a meno di lui.

Anche con il Marsiglia, francobollato da Bolì, Van Basten non è il giocatore che aveva impressionato il mondo intero appena qualche mese prima. Ha buone occasioni, ma le spreca. E il Milan perde 1-0, punito da un colpo di testa su calcio d'angolo proprio del difensore centrale francese. Per Marco, i compagni e tutti i tifosi rossoneri, una delle delusioni più amare dal punto di vista sportivo.

Van Basten non conclude nemmeno la gara, sostituito a cinque minuti dal termine con Stefano Eranio.

Nel teatro dell'Olympiastadion di Monaco di Baviera, dove 5 anni prima aveva conquistato gli Europei con la Nazionale olandese e si era consacrato fuoriclasse mondiale, Marco saluta per sempre, in maniera del tutto inconsapevole, il calcio giocato.

Smaltita l'amarezza per la sconfitta, i tifosi rossoneri si rialzano pensando che ci saranno altre vittorie e che Van Basten si rifarà presto. Ma Marco, con una caviglia destra in quelle condizioni, non è in grado di giocare. Ancora prima della finale di Monaco, l'olandese aveva incontrato un altro luminare della chirurgia, il belga Marc Martens, che lo aveva operato nel 1989 al menisco e aveva seguito l'altro olandese del Milan, Ruud Gullit, per i suoi problemi al ginocchio.

A inizio giugno, dopo un esame esplorativo, Martens decide di procedere ad un nuovo intervento di pulizia dell'articolazione, sia a livello capsulo-sinoviale sia a livello cartilagineo. È la quarta operazione per Marco alla caviglia destra. I primi segnali sono incoraggianti e si inizia a pensare ad ipotetici tempi di recupero. Intanto, il 21 giugno 1993 Marco vive un momento di grande gioia e sposa la fidanzata Liesbeth van Capelleveen.

Il Milan, come un eterno innamorato, decide di aspettarlo e li rinnova la fiducia. A metà di ottobre del 1993 Martens dà il via libera a Van Basten per tornare ad allenarsi con i compagni in modo progressivo.

Si procede con i piedi di piombo, ma la speranza di un ritorno al calcio giocato di Van Basten si trasforma in incubo nel giro di un mese: il dolore si riacutizza, c'è un nuovo controllo e Martens vede che dopo sei mesi la cartilagine tra la tibia e l’astragalo non si è formata. Segue un nuovo stop di ulteriori tre mesi, intanto Marco le prova tutte per migliorare la condizione della sua caviglia destra e tornare a giocare.

All'improvviso si registra un miglioramento, tanto che il Ct dell'Olanda Dick Advocaat vorrebbe inserirlo come 22° convocato per i Mondiali di USA '94.

L'orgoglio lo spingerebbe a dire di sì, ma a farlo desistere è un colloquio con Adriano Galliani.

I timori si rivelano fondati, e la caviglia destra di Van Basten torna a non dargli tregua. Finché nel nuovo controllo del giugno 1994 arriva la proposta di Martens.

Marco si lascia convincere ancora una volta.

Van Basten vive i mesi più drammatici del suo lungo calvario: fa fatica persino ad alzarsi dal letto la notte per andare in bagno. Trascorre le giornate a casa a guardare la televisione e l'unico sfogo che ha è una vecchia cyclette che tiene in mansarda e che all'improvviso diventa sua compagna inseparabile. Per il resto può muoversi solo con le stampelle.

Nonostante una situazione sempre più insostenibile, Marco non si arrende, e le tenta tutte per tornare ad essere un calciatore.

Subentrano anche i cattivi pensieri: Marco, che vede la sua vita da grande campione di colpo svanita nel nulla, deve fare anche i conti con la depressione.

Viste le condizioni precarie della sua caviglia, Van Basten, pur facendo formalmente parte della rosa del Milan, nelle stagioni 1993/94 e 1994/95 non scende mai in campo. Si inizia a mettere in dubbio il fatto che possa recuperare dalle condizioni malandate della sua caviglia destra.

Ma Berlusconi e Galliani continuano ad avere fiducia che possa rientrare. E fin dall'estate 1994, dopo il quarto intervento, il club rossonero gli rinnova il contratto, in scadenza nel 1996, per altre due stagioni, senza percepire stipendio, a compensazione delle stagioni trascorse a recuperare dall'infortunio.

Un giorno di quella terribile per lui Primavera 1995 riceve una telefonata dal dottor Tavana. Chiede se c'erano miglioramenti tangibili: Liesbeth, la moglie di Marco, fa sapere di no.

Mentre Marco inizia a prendere coscienza di essere costretto al ritiro, il Milan non molla e lo convoca regolarmente per il ritiro estivo della stagione 1995/96. È il primo anno in cui i giocatori possono portare sulle spalle le maglie personalizzate, e nell'estate in cui approdano a Milanello Roberto Baggio e George Weah, a Van Basten viene ufficialmente assegnata nel giugno 1995 la maglia numero 25.

È la riprova che la società non si è ancora rassegnata a perdere il suo campione. Ma il dolore alla caviglia continua ad essere insopportabile e gli impedisce qualsiasi ipotetico rientro. Un episodio di vita familiare, poi, lo porta a prendere la decisione finale, dopo due anni e mezzo di tentativi di recupero che non hanno dato risultati:

Van Basten in quel momento decide di gettare la spugna e chiede al Milan di convocare una conferenza stampa "da uomini". Il club ne prende atto e la conferenza è convocata il 17 agosto 1995.

Qualcuno dei presenti gli chiede allora se avesse qualche rimpianto.

Adriano Galliani, che lo affianca in sala stampa, dichiara senza tentennamenti:

Il giorno seguente, il 18 agosto, in occasione del Trofeo Berlusconi, c'è lo straziante saluto ai tifosi a San Siro. Vestito in borghese, con jeans, camicia rosa e giubbotto marrone scamosciato, Marco prima del calcio d'inizio di Milan-Juventus effettua un giro di campo per congedarsi da chi lo aveva sempre amato e applaudito.

Come in un requiem doloroso, il mondo del calcio piange la morte sportiva del 'Cigno di Utrecht', 'il Nureyev del Pallone', uno dei centravanti più forti che il calcio abbia conosciuto. Tristezza e commozione pervadono i giocatori in campo e i tifosi sugli spalti e davanti alla tv. Per tutti è difficile non piangere.

Marco si tiene tutto dentro e resta composto: non versa lacrime, anche se vorrebbe farlo.

Il tre volte Pallone d'Oro deve rinunciare ad una seconda parte di carriera ricca di altri grandi successi. La maglia numero 25 gli resterà formalmente assegnata per l'intera stagione 1995/96, anche se il campione, di fatto, si è ritirato prima che la stessa iniziasse. Troverà sollievo alla sua condizione soltanto un anno più tardi, quando il nuovo specialista mondiale in fatto di caviglie, Van Dijk, gli fisserà l'articolazione alla tibia con delle viti.

Il dolore sparirà, e progressivamente Marco si lascerà alle spalle i periodi più bui e riprenderà in mano la sua vita, anche se non potrà più giocare a calcio, lo sport che tanto amava. Tornerà nel suo mondo negli anni Duemila nelle nuove vesti di allenatore.